Siete marito e moglie, com’è stato scrivere assieme? Avete litigato oppure tutto è filato liscio?Scriviamo assieme da quando frequentavamo il college e ci aiutavamo nella correzione dei compiti, quindi per noi farlo per un libro è stato molto naturale. Ci revisioniamo a vicenda e sì, ogni tanto litighiamo un po’.
Molti paragonano il vostro libro alla serie di Anita Blake, cosa ne pensate?Siamo entrambi grandi fan della Hamilton e della serie di Anita. Essere paragonati a loro è un onore. Anita è un personaggio molto forte, ed è stata proprio la Hamilton a lanciare l’idea di un mondo in cui la popolazione fosse a conoscenza dell’esistenza dei vampiri.
Perché un lettore dovrebbe scegliere Kate Daniels al posto di Anita?Non credo che sia necessario scegliere. È possibile apprezzare allo stesso tempo sia il vino bianco che il vino rosso, perché non farlo anche coi libri? Ho letto moltissimi autori dei generi più disparati e cerco di non limitarmi mai. Quindi suggerisco di comprarli entrambi, oppure di procurarseli alla biblioteca più vicina.
Sul vostro sito descrivete la strada che vi ha portato alla pubblicazione “lunga e tortuosa”, perché, secondo voi, ci è voluto così tanto prima che gli editori si accorgessero del potenziale del vostro libro?Probabilmente perché non eravamo ancora scrittori eccellenti. Siamo stati fortunati a trovare il nostro agente che ha creduto nel nostro progetto e ci ha fatto ottenere un contratto.
Come avete inventato la mitologia presente nel libro?Abbiamo iniziato con quella slava poichè Ilona è russa. In Magic Burns (secondo romanzo della saga), ci siamo concentrati su quella celtica poiché io sono mezzo irlandese. Per il resto abbiamo scelto semplicemente ciò che ci sembrava più interessante.
Gordon, sei stato un addetto alle comunicazione nell’esercito degli USA, in che modo credi che il tuo lavoro abbia influenzato la tua scrittura?Mmm, non ne sono sicuro. Sono entrato prima nella marina, poi, dopo il college, nell’esercito. Forse ho incontrato così tante persone brutali e forti che alcune di esse mi hanno fornito l’ispirazione per alcuni personaggi del libro. Inoltre sono stato addestrato ad usare le armi e quello ha aiutato molto.
Chi sono i vostri autori preferiti?David Gemmell, Robert B. Parker, Charlaine Harris, Timothy Zahn, Jeanine Frost, Nalini Singh, Anne Rice, Barry Sadler, Garth Ennis, Ed Bunker, LKH, Steve Perry, Lorretta Chase, Harry Harrison, Piers Anthony.
Definirei il libro quasi “mascolino”, che ruolo avrà l’amore nei prossimi romanzi?Sì! Kate e Curran troveranno l’amore. Non nel prossimo libro, ma se mi concedete lo spoiler, a partire da Magic Strikes, il terzo, inizieranno a vedersi sotto una nuova luce. In effetti, Kate è un po’ mascolina.
Vi piacerebbe se “Magic Bites” venisse trasformato in un film? Che attori scegliereste?Sì, ci piacerebbe moltissimo. Crediamo che Chris Hemsworth sarebbe perfetto per interpretare Curran, mentre vedremmo bene Eva Green nei panny di Kate. Ha tutte le caratteristiche giuste
Avete mai visitato l’Italia?No, ma ci piacerebbe moltissimo. Non abbiamo mai visitato l’Europa. Io (Gordon) sono stato in Asia durante i miei anni da marinaio, ma ho sempre voluto navigare nel Mediterraneo. Abbiamo due figlie adolescenti e ci piacerebbe portarle a Roma prima che crescano troppo.
LA CITTA' DELLE TENBRE
AUTORE: Ilona Andrews
CASA EDITRICE: Nord Editrice
DATA PUBBLICAZIONE: 2012
Le chiamano «ondate di magia». Quando si abbattono sulla città di Atlanta, tutti gli strumenti tecnologici smettono all’improvviso di funzionare e le creature della notte riacquistano i loro poteri soprannaturali: durante quel periodo, sono i mercenari della magia gli unici in grado di arginare la violenza e di proteggere la popolazione inerme. Naturalmente solo dietro adeguato compenso. Per Kate Daniels, non è quindi una sorpresa ricevere la visita di Ghastek, il temibile capo dei vampiri. Lo è invece la notizia che lui le riferisce: Greg Feldman, mentore e amico della giovane mercenaria, è stato assassinato, insieme con una delle creature al servizio del Padrone dei Morti. Sconvolta, Kate decide subito d’indagare e, in breve tempo, i suoi sospetti si concentrano su un membro della comunità dei mutaforma di Atlanta, da sempre in lotta contro Ghastek e i suoi servi. Trascinata in un’oscura rete d’intrighi e tradimenti, Kate dovrà quindi fare appello a tutto il suo coraggio, se vorrà vendicare la morte di Greg e scongiurare la sanguinosa guerra che sta per scoppiare tra vampiri e mutaforma, una guerra che rischia di distruggere l’intera città…
Leggendo le recensioni online, mi sono resa conto di essere una mosca bianca. Gli internauti sono entusiasti per “La città delle tenebre” di Ilona Andrews, mentre io… beh, lo scoprirete solo leggendo.
“La città delle tenebre”, romanzo d’esordio di Ilona Andrews, che nasconde un’avventura a quattro mani intrapresa da marito e moglie, segue le vicende della mercenaria Kate Daniels che cerca di capire chi sia stato ad assassinare brutalmente il suo mentore Greg.
L’ indagine però ha ben poco di comune. Kate vive infatti in un’ Atlanta del futuro abitata dalle creature soprannaturali più stravaganti che possiate immaginare. Nel suo mondo, la magia si è impossessata di grosse fette della città, sostituendo la tecnologia e facendo diventare i grattacieli mere testimonianze del tempo che fu. Durante la ricerca, Kate viene risucchiata in uno strano gioco di forze tra due delle fazioni magiche della città, rispettivamente necromanti e mutaforma, che si indicano l’un l’altra come responsabili di una serie di omicidi sanguinolenti.
Kate capisce presto di essersi cacciata in una faccenda più grande di lei, ma non può, e non vuole, abbandonarla fino a quando non sarà riuscita a raggiungere la verità.
Ve lo dico subito. Non mi è piaciuto.
Ok, forse è colpa mia. Sono in piena sessione estiva e leggere qualsiasi cosa più pesante di Topolino mi è al momento impossibile, però, di solito, anche nei momenti critici mantengo una certa dose di giudizio e non posso essermi rincretinita del tutto.
Fatte queste premesse è ora di passare alle colpe degli autori.
Prima di tutto quella di non fare alcuna variazione sul genere dark urban fantasy.
La città è cupa, la protagonista è tosta, ci sono vampiri (che in realtà sono l’elemento di vera novità del romanzo), ci sono diversi tipi di mutaforma, ci sono i soliti ninfomani, non si capisce chi sono siano i buoni, chi i cattivi eccetera eccetera.
Già sentito, già visto.
Per forza, alcuni anni or sono una certa signorina Blake Anita aveva fatto capolino sulla scena mondiale. Dopo innumerevoli romanzi c’era davvero bisogno di sostituirla? Ma anche no.
Come ho detto, su internet ci sono diversi entusiasti del romanzo. Dicono che sia eccellente, ben scritto, con personaggi azzeccati e mitologia intrigante e originale. Nonostante tutte le belle doti però, la cara e vecchia Anita spunta fuori in ogni singola recensione. Volente o nolente, quindi, è innegabile che il romanzo ricordi la serie della Hamilton ben più di quanto tanti, compresi gli autori, vogliano ammettere.
Proprio loro, gli autori sono stati il mio altro punto dolente. Leggendo il romanzo sono andata a fare la stalker online per saperne di più su questa coppietta che, probabilmente stufa di litigare sulle mille faccende della quotidianità, ha deciso di scrivere una serie di libri insieme per impepare la vita coniugale.
Lei, Ilona, di origine russa è la classica donna che non voleva diventare scrittrice, ma che, ritrovatasi a fare la casalinga disperata con prole al seguito mentre il marito , Gordon, lavorava per l’esercito americano, ha deciso di dare inchiostro alla penna e di scrivere un romanzo.
Prima di affrontare le case editrici ne ha abbozzati addirittura due. Quello che aveva deciso di presentare al mondo era un prototipo di Magic Bites, che però è stato più volte scartato.
Le critiche principali? Provate a indovinare.
Ebbene sì, era troppo simile alla serie di Anita Blake.
Ilona però non aveva mai sentito nominare la Hamilton (che poi vorrei capire com’è possibile che una che scrive urban fantasy, e che quindi si suppone lo legga pure, non conosca la Hamilton, ma tralasciamo) e dopo averlo fatto ha decretato che quello che le aveva detto la casa editrice non era vero e che il suo romanzo se ne distaccava abbastanza da poter essere considerato per la pubblicazione. Ma và? Della serie ogni scarrafone è bello a mamma sua.
La seconda critica che era stata rivolta al romanzo era anche più grave: gli errori di grammatica, tutto sommato comprensibili dopo le ore e ore a scrivere, non erano errori, ma ORRORI e la sintassi non aveva ancora bussato a casa Andrews.
E qui, il palco di Ilona cade, di nuovo. Che autore è uno che non sa nemmeno scrivere?
Dopo la critica lei dice di essersi messa a studiare, ma concedetemi il beneficio di rimanere dubbiosa. Parliamoci chiaro, la grammatica non la si impara in un anno o poco più. Quindi qui i casi sono due: o il marito è un correttore di bozze eccezionale e ha tappato i buchi della moglie (cosa che dubito, visto che nell’angolo romantico e puccioso della biografia sul sito raccontano di come si siano conosciuti all’università e di come lei fosse più forte in Inglese), oppure l’editor è un mago (più probabile).
Capite quindi, che venire a conoscenza di certe cose durante la lettura di un romanzo non ti mette proprio nell’animo giusto.
Come dicevo l’unico elemento nuovo, o meglio che si discosta da quanto dicono altri romanzi, è il modo in cui vengono descritti i vampiri. Non sono sexy e non sono super intelligenti anzi, sono delle mere marionette senza forza di volontà o libero arbitrio.
Da prava e fedele Potteriana, però anche qui non è che mi sia sorpresa più di tanto. In fondo zia Joanne, nel 2005 (nota: negli USA “La città delle tenebre” è uscito nel 2007), aveva già usato qualcosa del genere, usando il nome Inferi (per chi non li conoscesse, questa è la definizione che ne da Wikipedia: un infero non è un essere vivente, ma un cadavere che per magia agisce come una marionetta controllata da un mago o da una strega; tale controllo si manifesta come una nebbia biancastra negli occhi del cadavere. Gli inferi non sono in grado di formulare pensieri: vengono creati per portare a termine un compito impartito dal mago oscuro che li controlla.)
In conclusione, dovendo sintetizzare quello che provo per questo libro userei la parola ‘indifferenza’. È un grigio, non è il peggior romanzo che abbia letto ma sicuramente non il migliore.
Voglio andare avanti con la serie (ebbene sì, Ilona ha già pubblicato sette romanzi e ne ha in programma altri due)? No. Né la storia, né il modo in cui è scritta mi hanno convinta a spendere altri soldi per quest’autrice.
Bisogna solo vedere se avrà i vostri.
Enjoy!
“La città delle tenebre”, romanzo d’esordio di Ilona Andrews, che nasconde un’avventura a quattro mani intrapresa da marito e moglie, segue le vicende della mercenaria Kate Daniels che cerca di capire chi sia stato ad assassinare brutalmente il suo mentore Greg.
L’ indagine però ha ben poco di comune. Kate vive infatti in un’ Atlanta del futuro abitata dalle creature soprannaturali più stravaganti che possiate immaginare. Nel suo mondo, la magia si è impossessata di grosse fette della città, sostituendo la tecnologia e facendo diventare i grattacieli mere testimonianze del tempo che fu. Durante la ricerca, Kate viene risucchiata in uno strano gioco di forze tra due delle fazioni magiche della città, rispettivamente necromanti e mutaforma, che si indicano l’un l’altra come responsabili di una serie di omicidi sanguinolenti.
Kate capisce presto di essersi cacciata in una faccenda più grande di lei, ma non può, e non vuole, abbandonarla fino a quando non sarà riuscita a raggiungere la verità.
Ve lo dico subito. Non mi è piaciuto.
Ok, forse è colpa mia. Sono in piena sessione estiva e leggere qualsiasi cosa più pesante di Topolino mi è al momento impossibile, però, di solito, anche nei momenti critici mantengo una certa dose di giudizio e non posso essermi rincretinita del tutto.
Fatte queste premesse è ora di passare alle colpe degli autori.
Prima di tutto quella di non fare alcuna variazione sul genere dark urban fantasy.
La città è cupa, la protagonista è tosta, ci sono vampiri (che in realtà sono l’elemento di vera novità del romanzo), ci sono diversi tipi di mutaforma, ci sono i soliti ninfomani, non si capisce chi sono siano i buoni, chi i cattivi eccetera eccetera.
Già sentito, già visto.
Per forza, alcuni anni or sono una certa signorina Blake Anita aveva fatto capolino sulla scena mondiale. Dopo innumerevoli romanzi c’era davvero bisogno di sostituirla? Ma anche no.
Come ho detto, su internet ci sono diversi entusiasti del romanzo. Dicono che sia eccellente, ben scritto, con personaggi azzeccati e mitologia intrigante e originale. Nonostante tutte le belle doti però, la cara e vecchia Anita spunta fuori in ogni singola recensione. Volente o nolente, quindi, è innegabile che il romanzo ricordi la serie della Hamilton ben più di quanto tanti, compresi gli autori, vogliano ammettere.
Proprio loro, gli autori sono stati il mio altro punto dolente. Leggendo il romanzo sono andata a fare la stalker online per saperne di più su questa coppietta che, probabilmente stufa di litigare sulle mille faccende della quotidianità, ha deciso di scrivere una serie di libri insieme per impepare la vita coniugale.
Lei, Ilona, di origine russa è la classica donna che non voleva diventare scrittrice, ma che, ritrovatasi a fare la casalinga disperata con prole al seguito mentre il marito , Gordon, lavorava per l’esercito americano, ha deciso di dare inchiostro alla penna e di scrivere un romanzo.
Prima di affrontare le case editrici ne ha abbozzati addirittura due. Quello che aveva deciso di presentare al mondo era un prototipo di Magic Bites, che però è stato più volte scartato.
Le critiche principali? Provate a indovinare.
Ebbene sì, era troppo simile alla serie di Anita Blake.
Ilona però non aveva mai sentito nominare la Hamilton (che poi vorrei capire com’è possibile che una che scrive urban fantasy, e che quindi si suppone lo legga pure, non conosca la Hamilton, ma tralasciamo) e dopo averlo fatto ha decretato che quello che le aveva detto la casa editrice non era vero e che il suo romanzo se ne distaccava abbastanza da poter essere considerato per la pubblicazione. Ma và? Della serie ogni scarrafone è bello a mamma sua.
La seconda critica che era stata rivolta al romanzo era anche più grave: gli errori di grammatica, tutto sommato comprensibili dopo le ore e ore a scrivere, non erano errori, ma ORRORI e la sintassi non aveva ancora bussato a casa Andrews.
E qui, il palco di Ilona cade, di nuovo. Che autore è uno che non sa nemmeno scrivere?
Dopo la critica lei dice di essersi messa a studiare, ma concedetemi il beneficio di rimanere dubbiosa. Parliamoci chiaro, la grammatica non la si impara in un anno o poco più. Quindi qui i casi sono due: o il marito è un correttore di bozze eccezionale e ha tappato i buchi della moglie (cosa che dubito, visto che nell’angolo romantico e puccioso della biografia sul sito raccontano di come si siano conosciuti all’università e di come lei fosse più forte in Inglese), oppure l’editor è un mago (più probabile).
Capite quindi, che venire a conoscenza di certe cose durante la lettura di un romanzo non ti mette proprio nell’animo giusto.
Come dicevo l’unico elemento nuovo, o meglio che si discosta da quanto dicono altri romanzi, è il modo in cui vengono descritti i vampiri. Non sono sexy e non sono super intelligenti anzi, sono delle mere marionette senza forza di volontà o libero arbitrio.
Da prava e fedele Potteriana, però anche qui non è che mi sia sorpresa più di tanto. In fondo zia Joanne, nel 2005 (nota: negli USA “La città delle tenebre” è uscito nel 2007), aveva già usato qualcosa del genere, usando il nome Inferi (per chi non li conoscesse, questa è la definizione che ne da Wikipedia: un infero non è un essere vivente, ma un cadavere che per magia agisce come una marionetta controllata da un mago o da una strega; tale controllo si manifesta come una nebbia biancastra negli occhi del cadavere. Gli inferi non sono in grado di formulare pensieri: vengono creati per portare a termine un compito impartito dal mago oscuro che li controlla.)
In conclusione, dovendo sintetizzare quello che provo per questo libro userei la parola ‘indifferenza’. È un grigio, non è il peggior romanzo che abbia letto ma sicuramente non il migliore.
Voglio andare avanti con la serie (ebbene sì, Ilona ha già pubblicato sette romanzi e ne ha in programma altri due)? No. Né la storia, né il modo in cui è scritta mi hanno convinta a spendere altri soldi per quest’autrice.
Bisogna solo vedere se avrà i vostri.
Enjoy!
RECENSIONE E INTERVISTA A CURA DI ELENA RADCLIFFE91
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