Venticinque anni nell'informazione dalla parte sbagliata. Che non è quella dello scomodo, che regge la fiaccola della verità, ma semplicemente quella di chi non ha mai capito come funziona. Una memoria privata, che spero leggeranno quanti stanno per commettere l'errore che costa una vita: infilarsi in un mondo tetro, squallido, meschino. Che infetta, consuma corpo ed anima. Dovevo regolare i conti. Con me stesso anzitutto. Certo è uscito un libro brutale, che non mi aspettavo. Ma mi è servito ad accettare la vita come è stata, senza false consolazioni. Mi servirà a fare punto e a capo, verso un domani senza lineamenti. È tutto vero, eppure a leggere non sembro io. Se, arrivato alla fine, non vorrai più essere amico di chi hai scoperto davvero, lo capirò.
Questo libro si può leggere in due modi. Come il diario di un pentito, che racconta i suoi errori all'interno dell'ambiente giornalistico. Oppure come la descrizione di un mondo, quello dell'informazione ormai uscito dalla sua orbita. In entrambi i casi, si ottiene una confessione spietata, senza sconti anzitutto con se stesso. Venticinque anni di incontri, scontri, sbagli, illusioni, delusioni, vicenda dopo vicenda, nome per nome, niente viene omesso, mentre l'Italia che resta sempre uguale cambiava sotto il peso di una tecnologia forsennata. Venticinque anni di rapporti burrascosi con l'ambiente ma anche, in forma affettuosa, con i lettori, mai mancati. Tre parti, tre stili narrativi diversi, e un finale tragico. Ma in questo libro c'è molto di più, c'è la presa d'atto di un uomo che solo dopo avere rinunciato a tutto ha cominciato, forse, ad accettarsi e a conoscersi davvero.
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