AUTORE: Nina Pennacchi
CASA EDITRICE: Narcissus.me
DATA PUBBLICAZIONE: 2013
CASA EDITRICE: Narcissus.me
DATA PUBBLICAZIONE: 2013
Tisbury, 1830. Chi è Capitan Swing, misterioso eroe che guida la rivolta dei contadini nelle campagne inglesi? Chiamato a portare l’ordine in Wiltshire, il comandante Adam Cartwright non ha dubbi: Swing è nemico della legge, e come tale suo nemico…
Capitan Swing mantiene sempre le sue promesse. E quando giura a Rebecca Arlington che dopo la rivolta la porterà via con sé, ha tutte le intenzioni di farlo. Rebecca aspetta da anni quel momento, e niente e nessuno potrà impedirle di fuggire con lui… niente e nessuno, tranne il comandante dei dragoni arrivato a Tisbury proprio per arrestare il suo capitano.
Capitan Swing mantiene sempre le sue promesse. E quando giura a Rebecca Arlington che dopo la rivolta la porterà via con sé, ha tutte le intenzioni di farlo. Rebecca aspetta da anni quel momento, e niente e nessuno potrà impedirle di fuggire con lui… niente e nessuno, tranne il comandante dei dragoni arrivato a Tisbury proprio per arrestare il suo capitano.
Dopo più di un anno di spasmodica attesa, quest’estate è finalmente uscito il secondo libro di Nina Pennacchi. Di lei avevo letto il bellissimo “Lemonade”, del quale mi ero follemente innamorata. Di conseguenza avevo iniziato a seguirla sul suo blog (http://ninapennacchi.blogspot.it) e appena uscito “Capitan Swing” - per il momento solo in e-book, disponibile in tutte le maggiori librerie online - mi ci sono fiondata, letteralmente. E come biasimarmi, se posso dirmelo da sola.
Ancora una volta N.P. si dimostra una narratrice superba, con una prosa elegante, pulita, coinvolgente. Ancora una volta ci racconta una storia che ci tiene col fiato sospeso, ci frustra, ci fa provare diverse emozioni, e tutte intense e forti, perché se c’è qualcosa che dimostra questo secondo romanzo, è che a N.P. non piace farci stare tranquilli nella nostra poltrona a leggere, magari mangiando pop-corn al volo. Inizio a convincermi che a lei piaccia proprio così: sconvolgerci, farci arrabbiare, farci piangere, farci salire il cuore in gola…
Il rapporto di Adam e Rebecca è costellato di colpi di scena, di scelte difficili da fare, e poi dal subire le conseguenze di tali scelte. Durante il romanzo ho avuto sensazioni contrastanti, come raramente mi succede. Mi sono trovata più volte a palleggiare i miei favori: prima Rebecca, poi Adam, poi ancora Rebecca, poi Adam... Riuscivo ad empatizzare con entrambi, ed entrambi mi hanno fatto arrabbiare in diversi momenti. Fanno arrabbiare perché sono estremamente umani, veri; fanno sbagli, fanno scelte dettate dalle emozioni, e questo come lettori ci fa stare in pena, perché li guardiamo fare delle cose e pensiamo: “Ma perché, perché stai facendo questo, santo cielo?”
Osservarli impotenti è il fascino della lettura in fondo. E quando una lettura - come questa - ci turba, ci torce le viscere, ci fa stare in pena, la amiamo ancora di più di una lettura che ci fa mangiare pop-corn al volo. Perché? Me lo sono chiesta tante volte. Forse perché potremmo essere noi, perché inconsciamente ci ritroviamo molto di più in personaggi così imperfetti e dalle emozioni ed azioni così umane e realistiche.
Un’altra cosa bella di N.P., oltre alla sua capacità di creare personaggi che ci entrano sotto la pelle e ci emozionano nel bene e nel male, e oltre alla sua prosa - della quale vado matta, semplicemente matta – è che crea sempre dei personaggi secondari fantasmagorici, delle situazioni appena accennate che riescono a coinvolgere ed incuriosire il lettore quanto la storia principale. (Sì, sto parlando di te, Johnny. E anche di te, Sophie Montgomery.)
E quindi, aspettando il suo terzo romanzo - un “dark project” che pubblicherà sotto pseudonimo - vi consiglio vivamente di immergervi nelle campagne inglesi degli anni ’30 dell’Ottocento, e di farvi travolgere dalla storia di Adam e Becky.
Hasta luego.
Ancora una volta N.P. si dimostra una narratrice superba, con una prosa elegante, pulita, coinvolgente. Ancora una volta ci racconta una storia che ci tiene col fiato sospeso, ci frustra, ci fa provare diverse emozioni, e tutte intense e forti, perché se c’è qualcosa che dimostra questo secondo romanzo, è che a N.P. non piace farci stare tranquilli nella nostra poltrona a leggere, magari mangiando pop-corn al volo. Inizio a convincermi che a lei piaccia proprio così: sconvolgerci, farci arrabbiare, farci piangere, farci salire il cuore in gola…
Il rapporto di Adam e Rebecca è costellato di colpi di scena, di scelte difficili da fare, e poi dal subire le conseguenze di tali scelte. Durante il romanzo ho avuto sensazioni contrastanti, come raramente mi succede. Mi sono trovata più volte a palleggiare i miei favori: prima Rebecca, poi Adam, poi ancora Rebecca, poi Adam... Riuscivo ad empatizzare con entrambi, ed entrambi mi hanno fatto arrabbiare in diversi momenti. Fanno arrabbiare perché sono estremamente umani, veri; fanno sbagli, fanno scelte dettate dalle emozioni, e questo come lettori ci fa stare in pena, perché li guardiamo fare delle cose e pensiamo: “Ma perché, perché stai facendo questo, santo cielo?”
Osservarli impotenti è il fascino della lettura in fondo. E quando una lettura - come questa - ci turba, ci torce le viscere, ci fa stare in pena, la amiamo ancora di più di una lettura che ci fa mangiare pop-corn al volo. Perché? Me lo sono chiesta tante volte. Forse perché potremmo essere noi, perché inconsciamente ci ritroviamo molto di più in personaggi così imperfetti e dalle emozioni ed azioni così umane e realistiche.
Un’altra cosa bella di N.P., oltre alla sua capacità di creare personaggi che ci entrano sotto la pelle e ci emozionano nel bene e nel male, e oltre alla sua prosa - della quale vado matta, semplicemente matta – è che crea sempre dei personaggi secondari fantasmagorici, delle situazioni appena accennate che riescono a coinvolgere ed incuriosire il lettore quanto la storia principale. (Sì, sto parlando di te, Johnny. E anche di te, Sophie Montgomery.)
E quindi, aspettando il suo terzo romanzo - un “dark project” che pubblicherà sotto pseudonimo - vi consiglio vivamente di immergervi nelle campagne inglesi degli anni ’30 dell’Ottocento, e di farvi travolgere dalla storia di Adam e Becky.
Hasta luego.
A scadenza regolare rileggo questa meravigliosa autrice e ieri, dopo l'ennesima rilettura di "Capitan Swing" ho notato, per la prima volta, una strana somiglianza nella prosa e nei personaggi principali, con il dark romance "Prigioniera nella torre" di Ann Owen. Visto che nell'articolo si menziona un progetto della Pennacchi sotto pseudonimo, qualcuno sa dirmi se dietro Anne Owen c'è proprio lei? Grazie!
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