CITY IN
EMBERS
auto-pubblicato
Pagine 458
parte di una serie intitolata Collector.
«My home was burning into embers and ash. Along with
my heart»
«La mia
casa bruciava tra ceneri e braci. Insieme con il mio cuore».
La prima cosa che mi viene in mente quando penso a questo
romanzo è in assoluto la sua prosa. Pur non essendo di madrelingua inglese, non
ho potuto non notare la bravura di questa autrice, il cui stile definirei
poetico ed evocativo.
Mary Stacey Brown è riuscita, con poche sapienti pennellate,
a farmi percepire l’odore di bruciato della città di Seattle, devastata da una
terribile tempesta di fulmini. É riuscita a farmi entrare nella storia come
pochi autori hanno saputo fare fino ad ora.
«You always think there will be a tomorrow.
More time. Then the tomorrow is taken from you, ripping hope and your future
from you».
«Pensiamo
sempre che ci sia un domani. Il più delle volte. Poi il domani ti viene portato
via, ti viene strappata la speranza e il tuo futuro».
Il senso di dolore, tradimento, confusione e disperazione della
protagonista mi sono entrati dentro, amplificati dalle descrizioni di questo
scenario devastante. Una città ridotta in cenere, continuamente battuta dalla
pioggia, con un freddo che ti penetra nelle ossa e arriva fino all’anima.
«Io
avevo capito che le persone non mi volevano davvero per ciò che ero, così
imparai ad adattarmi e a interpretare un ruolo per sopravvivere».
Dove iniziare per parlare di questo piccolo gioiello?
Forse dovrei partire da ciò che non è. City in Embers a mio
giudizio, non è un romanzo che ha come tema principale l’amore, almeno nel
senso stretto del termine. I due protagonisti si odiano e finiranno col
rispettarsi, forse sentirsi persino, fisicamente e caratterialmente, attratti
l’uno dall’altro, ma ciò che li unisce è anche ciò che li divide. Quindi sappiate
che in questo romanzo non verrà scambiato neppure un bacio.
Detto questo posso garantirvi che City in Embers è un
romanzo imperdibile. La storia per me è un puro pretesto per raccontare quella
che è una delle paure più primordiali: la paura del diverso.
Zoey è un’orfana,
cresciuta tra furtarelli, risse e combattimenti illegali. Passata da una
famiglia a un’altra, sembra trovare un certo equilibrio quando incontra la
piccola Lexie, una bambina paraplegica che in qualche modo tira fuori il meglio
di Zoey. E poi c’è Daniel, un uomo di quarant’anni che, come la protagonista,
lavora presso il DMG (dipartimento di genetica molecolare) con il ruolo di
collettore di Fae, ovvero esseri magici, prelevati e studiati per trovare cure
a malattie umane.
Zoey sente di amare profondamente quest’uomo che le ha
insegnato ad essere una persona più pacata, più dolce e, per certi aspetti, più
femminile. Daniel però non ricambia questi sentimenti, più che altro perché
sente di essere troppo vecchio per una ragazza appena ventenne.
Ma un giorno tutto cambia. Una terribile tempesta di fulmini
si abbatte su Seattle distruggendo la città e uccidendo moltissime persone, tra
cui anche la piccola Lexie. In quello stesso istante Daniel e Zoey si trovano
davanti un gruppo di Fae che discutono tra loro su una presunta pietra da
scambiare. Daniel viene ucciso e Zoey viene colpita da un fulmine che passa
attraverso Ryker, uno dei Fae presenti in quel momento. Quando si
risveglieranno si ritroveranno da soli in una città in fiamme, con Daniel
seppellito tra le macerie e la fidanzata di Ryker rapita dai suoi avversari. Il
peggio, però, è che la scarica elettrica ha trasferito parte dei poteri di
quest’ultimo a Zoey.
La ragazza si ritrova così legata a doppio filo alle sorti
di questo gigantesco Fae dal corpo di un Vichingo e gelido come un ghiacciolo.
Braccati da coloro che vogliono la famosa pietra e dal DMG che crede che Zoey
aspetti un figlio da un Fae e quindi sia sostanzialmente una traditrice, la
ragazza e Ryker, si vedranno costretti a collaborare.
«So
che mi odi. Credimi il sentimento è reciproco, ma noi siamo costretti a stare
insieme» (…)
«Che
ti sia chiara una cosa, Umana. La sola ragione per cui sono qui è perché hai
qualcosa che mi appartiene. Nel momento in cui la riavrò indietro, me ne
andrò».
Zoey e Ryker hanno tanto in comune: la testardaggine, il coraggio, la
perdita di persone amate e il disprezzo per la razza altrui. Zoye si chiude in
se stessa, tormentata dalla perdita di Daniel e Lexie, mentre Ryker fa il
possibile per ridurre al minimo i contatti con la ragazza, rifiutandosi persino
di chiamarla per nome.
«Three time. He has said my name three times».
Questo è stato uno dei momenti più emozionanti dell’intero romanzo,
quando Ryker finalmente chiama Zoey per nome, accettando il fatto che questa
ragazza non è un’umana qualunque, un essere generalizzato, stereotipato e odiato
per il semplice fatto di appartenere a una specie inferiore. É una persona
precisa, con pregi e difetti, con un passato non troppo diverso dal suo e un
futuro incerto come il suo.
«Con
o senza i poteri, sarei tornato indietro per te» dice Ryker
a un certo punto. A dimostrazione del fatto che Zoey non è più un essere
astratto, ma è entrata suo malgrado a far parte del mondo di Ryker.
«Sei
consapevole di aver salvato un Fae?». La sua voce un sussurro.
«Ho
salvato te».
Eppure Zoye e Ryker
sono divisi proprio da ciò che li unisce, perché Ryker non può dimenticare che
Zoey, a suo modo, gli ha rubato i suoi poteri, che sono da secoli parte
integrante del suo essere. A sua volta Zoey non può dimenticare che il suo vero
amore, Daniel, è morto per mano di un Fae e che provare anche solo attrazione
per Ryker è un po’ come tradire la memoria di Daniel.
Potrei continuare a parlare di questo romanzo per ore, anche
perché la trama è molto complessa e vi ho dato ben pochi accenni, per evitare
di fare spoiler. Spero di avervi intrigato un po’ e
indotto a leggerlo, perché credetemi di una cosa sono certa, City in Embers è
una lettura emotivamente intensa e che lascia un segno.
Giudizio complessivo: bellissimo.
RECENSIONE A CURA DI
MISST
misst.books@gmail.com
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