D.B.Lana è l’abbreviazione di Debora
Biancalana.
Sono nata a Perugia, ho conseguito la
maturità scientifica e poi mi sono laureata in Economia e Commercio.
Dopo aver lavorato per tredici anni nel
settore contabile - amministrativo in varie aziende e studi commerciali, nel
2011, ho lasciato il lavoro per occuparmi dei miei tre figli. In quell’anno ho
iniziato a scrivere questo primo romanzo, terminato nel 2014 e poi auto
pubblicato su Amazon a dicembre 2020.
Ho iniziato a scrivere per una
sopraggiunta esigenza di dare sfogo alla mia fantasia e sono riuscita a farlo
grazie al mio papà che mi ha insegnato la volontà e la costanza di scrivere e
alla mia mamma che, con il suo aiuto, mi ha regalato il tempo per realizzare
questo sogno. Il libro è dedicato a loro che ora sono al di là delle nuvole.
Il mio hobby per il disegno e la pittura
mi ha portato a collaborare con Francesca Tomasini, illustrando alcune sue
poesie pubblicate su Amazon a febbraio 2021 nella “Raccolta di poesie Blu”.
Un’altra passione è la musica: mi piace
ascoltarla e mi lascio ispirare da lei, tanto che nei miei romanzi non manca
mai una play list.
Sono una lettrice in prevalenza di
romanzi d’amore e di questo genere ho iniziato ad apprezzare, da principio,
autori famosi (Kathleen E. Woodiwiss,
Nicholas
Sparks, Sveva Casati Modignani…)
fino ad arrivare, oggi, a leggere autori e autrici emergenti, contemporanei sia
italiani (Felicia Kingsley, Anna Premoli, Silvia Avallone, …) che stranieri (Nicolas
Barreau, Ali McNamara…), nonché romanzi auto pubblicati (Amabile Giusti,
Virginia Dellamore…). Per essere sincera, colui che mi ha appassionato
maggiormente e che per primo mi ha portato nel fantastico mondo della lettura è
Ken Follett; scrittore non romantico ma di magistrale bravura, di cui ho letto
quasi tutti i romanzi.
Oggi continuo a lavorare come impiegata
part-time, faccio la mamma, ascolto musica, leggo, scrivo e dipingo.
PRESENTAZIONE
Il romanzo nasce dall’idea di raccontare una storia d’amore che muove i
primi passi in un contesto frivolo e leggero come quello dei reality per poi
indagare come il rapporto possa ripercuotersi nella vita reale.
Dai sogni di gloria e di successo fondati sul puro desiderio di
divertimento e di ricchezza si passerà a dover affrontare scelte importanti che
faranno capire ai protagonisti quali sono i veri valori della vita: l’amore e
la famiglia.
È una storia attuale che si rifà a situazioni reali, tipiche della nostra
società, ma che si complica in circostanze romanzate dai risvolti inaspettati.
È una favola moderna in cui il principe è un affascinante ragazzo, appena
laureato in architettura, che sogna di recitare e Cenerentola è una bellissima
ballerina che, dopo essere stata un’insignificante collegiale e aver fatto la
badante, sfonderà nel mondo dello spettacolo.
È un romanzo adatto a un pubblico di tutte le età e che, quindi, per
argomenti e stile narrativo, può essere letto sia da adolescenti che da adulti.
TRAMA
Gioia, una giovane ballerina di pole dance, si innamora di Maurizio, un
affascinante disegnatore di fumetti che vuole diventare un attore. Con lui
vivrà una passione travolgente, mentre sarà lanciata con successo nel mondo
dello spettacolo; ben presto, però, si ritroverà a dover lottare per
conquistare l'amore di Maurizio, a dover assistere al naufragio di
un'importante amicizia e a dover risolvere problemi familiari, oltre che a
elaborare dolorosi lutti.
Sullo sfondo della storia d’amore di Gioia e Maurizio si muove un
personaggio enigmatico: il Generale William Bundì. Uomo freddo e cinico, Bundì
rimane nell’ombra a manovrare i fili della vita di Gioia, fino a quando,
costretto a uscire allo scoperto, dovrà svelare le verità di un passato
scomodo, un passato che ha fortemente condizionato tutta la vita della ragazza.
A Firenze, Roma e Londra, Gioia sogna di costruire la famiglia che non ha
mai avuto e, ogni volta che alza lo sguardo al cielo, vede una nuvola prendere
la forma di un cuore; questo perché, nonostante tutto, qualcuno veglia su di
lei.
RECAPITI
Facebook: Debora Biancalana
Instagram: dblanabooks e dblanaart
ESTRATTO
PROLOGO
10
dicembre 2012
Il cielo era velato da uno strato di
soffici nuvole bianche e, nonostante l’aria fredda e frizzante penetrasse nei
polmoni come fosse ghiaccio fuso, il sole faceva capolino per rendere luminosa
quella mattinata di dicembre.
Uscita dall’edificio della Rai, ferma
sugli scalini davanti al grande portone d’ingresso, Gioia cercava di scacciare
il senso d’inquietudine che aveva provato passando vicino all’albero di Natale
riccamente addobbato, che troneggiava nello spazio antistante alla portineria.
Era appena tornata da New York e lì le
luminarie, i negozi di Manhattan, la neve e i numerosi Babbo Natale con i
campanacci le avevano dato un’euforia fanciullesca che non aveva mai potuto
provare nei Natali della propria infanzia, molti dei quali passati in collegio
con le suore. Quei pochi giorni di dicembre passati nella City le erano
sembrati fiabeschi, quasi irreali. Ora, però, non si trovava più negli Stati
Uniti, dove aveva trascorso sei meravigliosi mesi impegnata in un corso di
danza professionale all’Accademia di Broadway; era tornata a casa e qui, da
vent’anni, ogni singolo Natale della sua giovane esistenza, aveva dovuto
assistere al frantumarsi delle aspettative per questa festa che per lei non era
mai stata né magica né speciale.
Comunque il presente Natale avrebbe
dovuto rappresentare una svolta, almeno Gioia lo sperava e intanto c’era da
festeggiare il nuovo e importantissimo ingaggio.
Alzò gli occhi al cielo pensando che la
sua mamma sarebbe stata orgogliosa e felice e, come al solito, quando pensava a
lei guardando su verso l’infinito, una nuvola prese la forma di un cuore. Gioia
sorrise commossa, avvicinò alle labbra le mani unite anch’esse per formare un
cuore, e lanciò un bacio verso il cielo, poi si mosse per raggiungere l’auto
parcheggiata lì vicino. Era attesa a “Palazzo Bundì”, convocata per una
questione molto importante.
Venne annunciata dal maggiordomo e fatta
entrare nello studio del padrone di casa.
Gioia si precipitò verso l’anziano
signore, lo abbracciò stringendolo forte e sprofondando nel suo ampio torace;
lui la baciò sulla fronte.
«Mi sei mancato!»
«Anche tu Gioia, non sai quanto.»
«Mi dispiace di averti lasciato solo, ma
era necessario fare questo corso per avere l’abilitazione all’insegnamento
della danza.»
«Lo so,» la rassicurò, «non ti
preoccupare.»
Il tempo appena trascorso era stato
necessario anche a lui per organizzare ciò che sarebbe accaduto da lì a poco.
Si misero seduti con la scrivania che li
divideva.
«Ho dovuto anticipare di qualche giorno
il mio rientro perché oggi c’è stato un incontro fra i vertici Rai e gli
organizzatori del Festival di Sanremo.» Lei gli fece un grande sorriso. «Hai
davanti a te la valletta della prossima edizione!»
«Oh no! Gioia!» si accigliò. «Non mi dire
che hai già firmato!»
«Sì.»
Lui esasperato sollevò il viso verso il
soffitto.
«Ma come mai sei così contrariato?»
«Lo sai! Ricominciamo con il circo
mediatico! Pensavo che non mi sarei più dovuto preoccupare di finire sui
giornali.»
«Ci sei mai finito?» chiese Gioia con una
punta d’ironia.
«No, non ancora. Ma…»
«Ma anche questa volta non ci finirai!
Fidati» lo rassicurò.
L’anziano signore rimase perplesso,
sapeva che per un tale evento televisivo sarebbe stato impossibile sfuggire
alla morbosa curiosità di certi giornalisti per la vita privata di Gioia. L’organizzazione
di cui era stato capo per tanti anni avrebbe evitato solo il diffondersi dei
particolari più sensibili e confidenziali mentre, questa volta, tutto il resto
sarebbe senz’altro venuto a galla.
«E poi,» proseguì Gioia, «con i soldi che
guadagnerò potrò finalmente realizzare il sogno di aprire una scuola di danza.
Devo solo trovare la location ideale.»
«Se è per questo, ti avrei dato io tutti
i soldi di cui hai bisogno e in realtà ho già pensato a un locale perfetto.»
Gioia rimase a bocca aperta, lui
continuò: «Sono anni che la sala al piano disotto non viene più usata e dubito
che se ne possa fare un uso migliore. Ho interpellato anche un architetto per
capire la fattibilità della trasformazione.» Consegnò dei fogli alla ragazza.
«Ecco il progetto.»
«Grazie,» lei lo analizzò, «io sono senza
parole. Grazie!» Ci fu un momento di silenzio poi sorridendo gli fece una
domanda: «Hai già iniziato i lavori?»
«No, certo che no! Sarai tu a decidere
come e quando.»
«Bene, visto che prima avevo intenzione
di chiederti il permesso di utilizzare la sala per un ricevimento. Posso?»
«Puoi fare quello che vuoi.» Le porse una
busta chiusa. «Questo è il mio regalo di Natale per te.»
«Ma perché me lo dai oggi?» Gioia piegò
la testa e lo rimproverò: «Dovevi farmela trovare sotto l’albero il giorno di
Natale!»
«Lo sai che io non ci so fare. I giorni
di festa mi mettono a disagio, quindi ho preferito dartelo oggi.»
In realtà, era stato spinto ad anticipare
la consegna del regalo dal presentimento di ciò che sarebbe avvenuto in seguito
alle rivelazioni che doveva farle quel giorno.
«Ti ho intestato il piano disotto. La
sala è tua» spiegò lui.
Gioia aprì la busta con mani tremanti.
Lasciò cadere i fogli, si alzò, lo
raggiunse, si sedette di lato sulle sue ginocchia e lo abbracciò baciandolo
sulla guancia.
«Grazie. Allora era questa la cosa
importante di cui volevi parlarmi?»
«No» rispose mutando espressione,
facendola alzare e alzandosi a sua volta.
«E cos’altro? Lei non è qui? Non è
venuta?» chiese timorosa. «Vuoi portarmi a Cape Town?» domandò infine
speranzosa, anche se tali speranze si infransero quando notò il velo che gli
era calato sul viso.
L’inquietudine provata quella mattina
davanti all’albero di Natale tornò inesorabile.
«Prima parlami della festa che vuoi
organizzare.»
L’anziano signore cercò di rilassarsi,
voleva prendere ancora un po’ di tempo, ma i suoi occhi rimasero scuri, la
fronte corrugata e la bocca seria. Gioia riconobbe il cipiglio torvo che lo
aveva sempre contraddistinto nei primi momenti della loro conoscenza.
Quante cose erano cambiate da allora, lui
si era trasformato così come, nel corso degli ultimi tre anni, la vita di Gioia
era stata completamente stravolta.
2010
1
Gioia camminava lenta lungo la via del
ritorno, da lì a poco sarebbe rientrata nell’accogliente casa di Teresa.
Dopo aver vissuto per diciotto anni nel
collegio annesso al convento di Santa Maria a Firenze, le suore l’avevano
inviata a Borgo Mario per occuparsi dell’assistenza dell’anziana signora.
Teresa era una persona molto gradevole,
una simpatica signora settantacinquenne che non l’annoiava mai e che, in ogni
occasione, la coinvolgeva in conversazioni acute e intelligenti. In quei mesi
le aveva trasmesso tanti insegnamenti utili per affrontare la vita e per questo
le voleva un gran bene, le confidava ogni cosa e aveva cominciato a
considerarla una specie di nonna adottiva, affezionandosi a lei sempre più.
Le era stato fatto un regolare contratto
di lavoro a tempo indeterminato come badante, che prevedeva la formula vitto e
alloggio…
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