17 giu 2019

NEWS CASTELVECCHI


A un certo punto della sua vita una ragazza se ne va. Forse parte, forse non parte. Ma il senso è lo stesso, abbandona il luogo in cui la sua vita è cominciata. Lo abbandona, beninteso, senza lasciarlo mai, le origini sono quelle, non se ne scappa, di dosso non si levano. È però compiuto l’essenziale, il distacco, l’assunzione di un punto di vista dal quale guardarsi le spalle. Il dolore di prima è la storia di questo andare via, ovvero di questa presa di coscienza che si è cresciuti, che è arrivata la maturità e che la maturità coincide con la giovinezza: gli anni in cui si ha ancora la forza e il desiderio (soprattutto il desiderio) di farla finita con il dolore che ci ha accompagnati fino a quel punto. Si tratta di un momento forse breve, ma è un momento miracoloso, è costato una fatica sovrumana, congiunge la sofferenza e la liberazione dalla sofferenza.
«Il dolore necessario, così lo chiamano. Come se soffrire fosse propedeutico a una qualche forma di elevazione. Conosco persone a bagno nel dolore che non hanno raggiunto alcuna vetta di sensibilità o conoscenza. Io del dolore ne avrei fatto a meno. Anche se è lui che ha raschiato ben bene il fondo e questo mi piace»
Jo Lattari
All’anagrafe Mariarosaria, è nata a Fuscaldo nel 1976. Vive a Roma, dove insegna. Suoi racconti sono stati pubblicati sul «Corriere della Sera» e da Feltrinelli. Nel 2015 ha scritto a quattro mani, con Marco Mottolese, Muri in transito, e ha collaborato alla scrittura dell’atto unico Polvere, recitando nell’omonimo spettacolo come coprotagonista. Sempre nel 2015, ha vinto il festival cinematografico «ETuscia» con il documentario L’Isola di Bonaria.

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